11 gennaio 2013 - E' già ieri
Anche quest'anno è nato con tanti buoni propositi.
Mi piacciono gli inizi, i quaderni bianchi, le agende nuove.
Mi rassicura l'idea di avere la possibilità di poter ricominciare tutto, di poter azzerare ogni giorno ogni cosa e avere un'altra occasione.
Proprio oggi al lavoro mio cognato mi ha citato il film di Giulio Manfredonia con Antonio Albanese E' già ieri, che parla più o meno di questo. E' la versione italiana di un film americano che si intitola "Ricomincio da capo". Devo guardarlo.
Il film in realtà dà una lettura inquietante del rivivere all'infinito sempre lo stesso giorno, ma l'esperimento mi intriga.
Il mio lavoro, pensadoci, non è tanto differente; la nostra vita in fondo non lo è. Alcuni giorni ho l'impressione di vivere in The Truman Show, quando molti incontri, molti gesti o discorsi, si ripetono come imprigionati in un loop, come in un errore di sistema (Matrix, ancora Cinema).
Ecco, forse la quotidianità e le abitudini delle persone mi spaventano un po'; l'idea che ci si possa costruire una giornata, una vita, scandite da azioni sempre uguali, da percorsi ripetuti meccanicamente, da clichè che creano prevedibilità, mi toglie il gusto della scoperta, il sapore della sorpresa, ma forse sono ancore di salvezza, pilastri sui quali aggrapparsi, "maniere" di vivere.
Il mio vicino di casa pulisce a fondo la sua macchina ogni sabato mattina, con qualsiasi condizione metereologica, e ci si dedica come se fosse venuto al mondo solo per compiere quell'azione. Quell'uomo mi fa paura, ma non riesco a non osservarlo, non riesco a non pensare ogni volta che gli passo vicino a quante altre cose avrebbe potuto fare in tutti i sabato mattina della sua vita; oppure mi domando cosa accadrebbe se un imprevisto non gli permettesse di compiere quel rito, o peggio ancora, se qualcuno glielo impedisse volutamente.
La costanza mi attrae e mi spaventa, probabilmente perchè non mi appartiene, e quindi ne sono affascinata e terrorizzata.
Pianificare il tempo, un'esistenza, per una ossessionata dall'organizzazione come me dovrebbe essere rassicurante, e invece vivo nel caos, nel tentativo quotidiano di portare a casa la giornata in qualche modo.
L'idea di sapere cosa farò mercoledì alle 18.00 o la domenica mattina davvero non mi appartiene!
Tuttavia qualcosa nella mia testolina sta cambiando, o meglio, ho sempre avuto una vocina che in modo ammiccante cerca di convincermi che forse sarebbe almeno il caso di prendere più consapevolezza di sè stessi, del proprio tempo, delle azioni che si compiono, delle decisioni che si prendono.
Ed ecco che arriva il nuovo anno, e come ogni occasione di nuovo inizio, di una nuova alba, provo ad ascoltare questa voce, ad assecondarla.
Faccio dei tentativi, almeno.
Vivo di tentativi.
edielle
Mi piacciono gli inizi, i quaderni bianchi, le agende nuove.
Mi rassicura l'idea di avere la possibilità di poter ricominciare tutto, di poter azzerare ogni giorno ogni cosa e avere un'altra occasione.
Proprio oggi al lavoro mio cognato mi ha citato il film di Giulio Manfredonia con Antonio Albanese E' già ieri, che parla più o meno di questo. E' la versione italiana di un film americano che si intitola "Ricomincio da capo". Devo guardarlo.
Il film in realtà dà una lettura inquietante del rivivere all'infinito sempre lo stesso giorno, ma l'esperimento mi intriga.
Il mio lavoro, pensadoci, non è tanto differente; la nostra vita in fondo non lo è. Alcuni giorni ho l'impressione di vivere in The Truman Show, quando molti incontri, molti gesti o discorsi, si ripetono come imprigionati in un loop, come in un errore di sistema (Matrix, ancora Cinema).
Ecco, forse la quotidianità e le abitudini delle persone mi spaventano un po'; l'idea che ci si possa costruire una giornata, una vita, scandite da azioni sempre uguali, da percorsi ripetuti meccanicamente, da clichè che creano prevedibilità, mi toglie il gusto della scoperta, il sapore della sorpresa, ma forse sono ancore di salvezza, pilastri sui quali aggrapparsi, "maniere" di vivere.
Il mio vicino di casa pulisce a fondo la sua macchina ogni sabato mattina, con qualsiasi condizione metereologica, e ci si dedica come se fosse venuto al mondo solo per compiere quell'azione. Quell'uomo mi fa paura, ma non riesco a non osservarlo, non riesco a non pensare ogni volta che gli passo vicino a quante altre cose avrebbe potuto fare in tutti i sabato mattina della sua vita; oppure mi domando cosa accadrebbe se un imprevisto non gli permettesse di compiere quel rito, o peggio ancora, se qualcuno glielo impedisse volutamente.
La costanza mi attrae e mi spaventa, probabilmente perchè non mi appartiene, e quindi ne sono affascinata e terrorizzata.
Pianificare il tempo, un'esistenza, per una ossessionata dall'organizzazione come me dovrebbe essere rassicurante, e invece vivo nel caos, nel tentativo quotidiano di portare a casa la giornata in qualche modo.
L'idea di sapere cosa farò mercoledì alle 18.00 o la domenica mattina davvero non mi appartiene!
Tuttavia qualcosa nella mia testolina sta cambiando, o meglio, ho sempre avuto una vocina che in modo ammiccante cerca di convincermi che forse sarebbe almeno il caso di prendere più consapevolezza di sè stessi, del proprio tempo, delle azioni che si compiono, delle decisioni che si prendono.
Ed ecco che arriva il nuovo anno, e come ogni occasione di nuovo inizio, di una nuova alba, provo ad ascoltare questa voce, ad assecondarla.
Faccio dei tentativi, almeno.
Vivo di tentativi.
edielle

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