Tre volte all'alba, di A. Baricco

Ancora una volta leggendo un testo di Baricco si risveglia dentro di me quella sana invidia, non tanto verso la sua scrittura che ho sempre molto amato, quanto nei confronti dell'idea che la muove.
In questo caso, più che in tutti gli altri, l'idea supera di gran lunga la stesura, che è comunque accattivante e stimolante.
Decidere di prendere due personaggi, un uomo e una donna, delinearne tutto il loro vissuto, e poi destrutturare il tempo, e scegliere di farli incontrare per tre volte, in tre momenti temporali diversi.
La prima volta sono due persone adulte, a metà della loro vita. Molte decisioni le hanno prese, ma molte cose possono ancora cambiare.
La seconda volta lui è un uomo maturo, con alle spalle il peso della vita e delle esperienze fatte, lei è un'adolescente in preda al proprio temperamento, alle decisioni impulsive, alla paura.
La terza volta lei è prossima alla pensione mentre lui è poco più che un bambino.
Ogni volta che si incontrano sarà l'unica, e la prima, e l'ultima.
La bellezza di queste storie sta nell'assaporare come la stessa persona si rapporta agli eventi in modo tanto diverso in base all'età che ha e alle esperienze fatte; e altrettanto poetico è pensare a come le stesse due vite possano condizionarsi e segnarsi in un singolo e incidentale incontro, o tre, che poi è sempre l'unico.

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