Avere un obiettivo da raggiungere, per me.
Avere un obiettivo da raggiungere, di qualsiasi natura esso sia, può risultare a volte, per alcuni più che per altri, qualcosa di pietrificante, o peggio ancora, può intervenire in modo incosapevole ma profondo sui comportamenti e sul modo di percepire la realtà e se stessi.
L'obiettivo è lontanissimo, o comunque guadagnarlo comporta il dispendio di troppe energie, ci costringe a mettere in gioco le nostre capacità, e quindi la considerazione e la percezione che abbiamo realmente di noi stessi.
Allora ci convinciamo prima ancora di iniziare che l'obiettivo è irraggiungibile. Molliamo, ma non in modo diretto, sincero, lo facciamo facendo credere a noi stessi che non c'è oggettivamente possibilità di raggiungerlo, ci sono troppe difficoltà, troppi ostacoli, è impossibile. E cominciamo a raccontarci storie sulla nostra impazienza, sulla nostra incorenza, sul fatto che gli eventi esterni che possono entrare in gioco sono troppi e imprevedibili.
Questo meccanismo scatena vittimismo e autocommiserazione: con tutto quello che faccio per gli altri, con i sacrifici che affronto tutti i giorni, non ho tempo e forza necessarie per dedicarmi ai miei obiettivi, a quello che vorrei io.
Gli altri sì, gli altri hanno tutti degli obiettivi precisi, e li raggiungono, fregandosene dei bisogni degli altri, loro vanno per la loro strada, che è indubbiamente più facile di quella che è capitata a me. Io non posso permettermi il lusso di costruirmi una vita felice, perchè vorrebbe dire fregarmene di tutti e pensare solo a me, ma io non sono egoista, preferisco accantonare i miei obiettivi, così irraggiungibili, e usare le forze per occuparmi degli altri.
Io faccio tanto per gli altri, così poi quando avrò bisogno io potrò chiedere a loro senza sentirmi un peso, o in debito. Ma poi appena sento che dovrei chiedere aiuto agli altri mi sento in colpa, perchè poi dovrò usare un dispendio ancora più grande di energie per recuperare il debito che a quel punto avrò verso di loro. E in fondo, dedicarmi agli altri mi procura un beneficio, perchè mi sento importante sapendo di essere utile, di contribuire al loro benessere, di renderli felici. E se le persone che amo sono felici lo sono anch'io. Quindi vivo della felicità delle persone che mi circondano, mi nutro delle situazioni nelle quali sono coinvolta, sono io quando ho un ruolo, una funzione, quando mi relaziono con qualcuno.
E quando sono da sola?
E quando non ho nessuno da rendere felice o a cui badare?
A quel punto siamo con noi stessi. Abbiamo del tempo e dello spazio da dedicare a noi, solo a noi... che bella sensazione solo a pensarci... ma poi... quando ti ci ritrovi davvero in quel tempo e in quello spazio... ... c'è solo il silenzio, il vuoto.
I pensieri si affollano di idee, di frasi, il silenzio diventa frastuono, rumore, per riempire il vuoto.
Ed ecco che gli obiettivi per me ritornano irraggiungibili, troppo lontani, troppo importanti e dispendiosi di energie, e io quelle energie non posso occuparle tutte per me, per i miei bisogni, desideri. E gli altri? Come faccio ad occuparmi anche degli altri? Cosa penseranno gli altri? Non posso essere così egoista. Non me lo posso permettere.
E così, sono lì, sola, mi accorgo che in realtà sono senza reali obiettivi da raggiungere, perchè ho passato troppo poco tempo con me per conoscermi, sono senza tempo da attraversare, senza spazio da riempire, senza domande da pormi, perchè non ho risposte da darmi.
L'obiettivo è lontanissimo, o comunque guadagnarlo comporta il dispendio di troppe energie, ci costringe a mettere in gioco le nostre capacità, e quindi la considerazione e la percezione che abbiamo realmente di noi stessi.
Allora ci convinciamo prima ancora di iniziare che l'obiettivo è irraggiungibile. Molliamo, ma non in modo diretto, sincero, lo facciamo facendo credere a noi stessi che non c'è oggettivamente possibilità di raggiungerlo, ci sono troppe difficoltà, troppi ostacoli, è impossibile. E cominciamo a raccontarci storie sulla nostra impazienza, sulla nostra incorenza, sul fatto che gli eventi esterni che possono entrare in gioco sono troppi e imprevedibili.
Questo meccanismo scatena vittimismo e autocommiserazione: con tutto quello che faccio per gli altri, con i sacrifici che affronto tutti i giorni, non ho tempo e forza necessarie per dedicarmi ai miei obiettivi, a quello che vorrei io.
Gli altri sì, gli altri hanno tutti degli obiettivi precisi, e li raggiungono, fregandosene dei bisogni degli altri, loro vanno per la loro strada, che è indubbiamente più facile di quella che è capitata a me. Io non posso permettermi il lusso di costruirmi una vita felice, perchè vorrebbe dire fregarmene di tutti e pensare solo a me, ma io non sono egoista, preferisco accantonare i miei obiettivi, così irraggiungibili, e usare le forze per occuparmi degli altri.
Io faccio tanto per gli altri, così poi quando avrò bisogno io potrò chiedere a loro senza sentirmi un peso, o in debito. Ma poi appena sento che dovrei chiedere aiuto agli altri mi sento in colpa, perchè poi dovrò usare un dispendio ancora più grande di energie per recuperare il debito che a quel punto avrò verso di loro. E in fondo, dedicarmi agli altri mi procura un beneficio, perchè mi sento importante sapendo di essere utile, di contribuire al loro benessere, di renderli felici. E se le persone che amo sono felici lo sono anch'io. Quindi vivo della felicità delle persone che mi circondano, mi nutro delle situazioni nelle quali sono coinvolta, sono io quando ho un ruolo, una funzione, quando mi relaziono con qualcuno.
E quando sono da sola?
E quando non ho nessuno da rendere felice o a cui badare?
A quel punto siamo con noi stessi. Abbiamo del tempo e dello spazio da dedicare a noi, solo a noi... che bella sensazione solo a pensarci... ma poi... quando ti ci ritrovi davvero in quel tempo e in quello spazio... ... c'è solo il silenzio, il vuoto.
I pensieri si affollano di idee, di frasi, il silenzio diventa frastuono, rumore, per riempire il vuoto.
Ed ecco che gli obiettivi per me ritornano irraggiungibili, troppo lontani, troppo importanti e dispendiosi di energie, e io quelle energie non posso occuparle tutte per me, per i miei bisogni, desideri. E gli altri? Come faccio ad occuparmi anche degli altri? Cosa penseranno gli altri? Non posso essere così egoista. Non me lo posso permettere.
E così, sono lì, sola, mi accorgo che in realtà sono senza reali obiettivi da raggiungere, perchè ho passato troppo poco tempo con me per conoscermi, sono senza tempo da attraversare, senza spazio da riempire, senza domande da pormi, perchè non ho risposte da darmi.

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